• Le sue lettere, Kate Chopin. Capitolo 1

  • 2024/11/15
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Le sue lettere, Kate Chopin. Capitolo 1

  • サマリー

  • Le sue lettere, Kate Chopin.Aveva dato ordine di non essere disturbata e inoltre aveva chiuso a chiave le porte delle sue stanze. La casa era molto silenziosa. La pioggia cadeva incessantemente da un cielo plumbeo in cui non c'era alcun bagliore, nessuna fessura, nessuna promessa. Un generoso fuoco di legna era stato acceso nell'ampio camino e illuminava e rischiarava il lussuoso appartamento fino al suo angolo più remoto.Da un angolo remoto della sua scrivania la donna prese un grosso fascio di lettere, legate strettamente insieme con uno spago robusto e ruvido, e lo posò sul tavolo al centro della stanza.Per settimane si era preparata a ciò che stava per fare. C'era una forte deliberazione nei lineamenti del suo lungo, sottile viso sensibile; anche le sue mani erano lunghe e delicate e venate di blu.Con un paio di forbici spezzò il cordone che legava insieme le lettere. Così liberati quelli che erano più in alto scivolarono giù sul tavolo e lei, con un movimento rapido, vi infilò le dita, sparpagliandole e rigirandole finché non coprirono completamente l'ampia superficie del tavolo.Davanti a lei c'erano buste di varie dimensioni e forme, tutte indirizzate con la grafia di un uomo e di una donna. Lui le aveva rispedito tutte le lettere un giorno quando, ammalata di terrore per le possibilità, lei aveva chiesto di riavere indietro le lettere. Aveva pensato, quindi, di distruggerle tutte, le sue e le sue. Ciò era accaduto quattro anni prima, e da allora se ne era nutrita: l'avevano sostenuta, credeva, e avevano impedito al suo spirito di perire completamente.Ma ora erano giunti i giorni in cui la premonizione del pericolo non poteva più restare inascoltata. Sapeva che prima che fossero passati molti mesi avrebbe dovuto separarsi dal suo tesoro, lasciandolo incustodito. Si ritrasse dall'infliggere il dolore, l'angoscia che la scoperta di quelle lettere avrebbe portato ad altri, a uno, soprattutto, che le era vicino e la cui tenerezza e anni di devozione lo avevano reso, in un certo senso, caro a lei.Con calma scelse una lettera a caso dalla pila e la gettò nel fuoco scoppiettante. Una seconda seguì quasi con altrettanta calma, con la terza la sua mano cominciò a tremare; quando, in un improvviso parossismo, ne gettò una quarta, una quinta e una sesta tra le fiamme in una successione senza fiato.Poi si fermò e cominciò ad ansimare, perché era tutt'altro che forte, e rimase a fissare il fuoco con occhi addolorati e selvaggi. Oh, cosa aveva fatto! Cosa non aveva fatto! Con febbrile apprensione cominciò a cercare tra le lettere davanti a lei. Quale di esse aveva così spietatamente, così crudelmente eliminato dalla sua esistenza? Dio voglia, non la prima, proprio quella prima scritta prima che avessero imparato o osato dirsi "Ti amo". No, no; eccolo lì, abbastanza al sicuro. Rise di piacere e se lo portò alle labbra. Ma se mancasse quell'altro, preziosissimo e imprudente! in cui ogni parola di passione incontrollata si era fatta strada nel suo cervello da tempo; e che la agitava ancora oggi, come aveva fatto cento volte prima quando ci pensava. Lo schiacciò tra i palmi quando lo trovò. Lo baciò ancora e ancora. Con i suoi denti bianchi e affilati strappò l'angolo più lontano della lettera, dove era scritto il nome; morse il frammento strappato e lo assaggiò tra le labbra e sulla lingua come un boccone donato da Dio.Quale sconfinata gratitudine provò per non averli distrutti tutti! Quanto desolati e vuoti sarebbero stati i suoi giorni rimanenti senza di loro; con solo i suoi pensieri, pensieri illusori che non poteva tenere tra le mani e premere, come faceva con questi, sulle sue guance e sul suo cuore.Quest'uomo aveva trasformato l'acqua nelle sue vene in vino, il cui sapore aveva portato il delirio a entrambi. Era tutto uno e passato ormai, fatta eccezione per queste lettere che teneva strette tra le braccia. Rimase a respirare dolcemente e contenta, con la guancia agitata appoggiata su di esse.Stava pensando; pensando a un modo per conservarle senza possibili danni finali a quell'altro che avrebbero pugnalato più crudelmente delle lame affilate dei coltelli.Alla fine trovò la strada. Era un modo che all'inizio la spaventava e la sconcertava, ma ci era arrivata per deduzione, troppo sicura per ammettere dubbi. Intendeva, naturalmente, distruggerle lei stessa prima che giungesse la fine. Ma come e quando arriva la fine? Chi può dirlo? Si sarebbe messa in guardia contro la possibilità di incidenti lasciandole in custodia proprio a colui che, più di tutti, avrebbe dovuto essere risparmiato dalla conoscenza del loro contenuto.Si riscosse dallo stupore dei pensieri e raccolse di nuovo le lettere sparse, legandole di nuovo con lo spago resistente. Avvolse il fascio compatto in uno spesso foglio di carta bianca lucida. Poi scrisse con l'inchiostro sul retro, in caratteri grandi e decisi:"Lascio questo pacco alle cure di mio marito. Con assoluta fiducia nella sua lealtà e nel suo...
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あらすじ・解説

Le sue lettere, Kate Chopin.Aveva dato ordine di non essere disturbata e inoltre aveva chiuso a chiave le porte delle sue stanze. La casa era molto silenziosa. La pioggia cadeva incessantemente da un cielo plumbeo in cui non c'era alcun bagliore, nessuna fessura, nessuna promessa. Un generoso fuoco di legna era stato acceso nell'ampio camino e illuminava e rischiarava il lussuoso appartamento fino al suo angolo più remoto.Da un angolo remoto della sua scrivania la donna prese un grosso fascio di lettere, legate strettamente insieme con uno spago robusto e ruvido, e lo posò sul tavolo al centro della stanza.Per settimane si era preparata a ciò che stava per fare. C'era una forte deliberazione nei lineamenti del suo lungo, sottile viso sensibile; anche le sue mani erano lunghe e delicate e venate di blu.Con un paio di forbici spezzò il cordone che legava insieme le lettere. Così liberati quelli che erano più in alto scivolarono giù sul tavolo e lei, con un movimento rapido, vi infilò le dita, sparpagliandole e rigirandole finché non coprirono completamente l'ampia superficie del tavolo.Davanti a lei c'erano buste di varie dimensioni e forme, tutte indirizzate con la grafia di un uomo e di una donna. Lui le aveva rispedito tutte le lettere un giorno quando, ammalata di terrore per le possibilità, lei aveva chiesto di riavere indietro le lettere. Aveva pensato, quindi, di distruggerle tutte, le sue e le sue. Ciò era accaduto quattro anni prima, e da allora se ne era nutrita: l'avevano sostenuta, credeva, e avevano impedito al suo spirito di perire completamente.Ma ora erano giunti i giorni in cui la premonizione del pericolo non poteva più restare inascoltata. Sapeva che prima che fossero passati molti mesi avrebbe dovuto separarsi dal suo tesoro, lasciandolo incustodito. Si ritrasse dall'infliggere il dolore, l'angoscia che la scoperta di quelle lettere avrebbe portato ad altri, a uno, soprattutto, che le era vicino e la cui tenerezza e anni di devozione lo avevano reso, in un certo senso, caro a lei.Con calma scelse una lettera a caso dalla pila e la gettò nel fuoco scoppiettante. Una seconda seguì quasi con altrettanta calma, con la terza la sua mano cominciò a tremare; quando, in un improvviso parossismo, ne gettò una quarta, una quinta e una sesta tra le fiamme in una successione senza fiato.Poi si fermò e cominciò ad ansimare, perché era tutt'altro che forte, e rimase a fissare il fuoco con occhi addolorati e selvaggi. Oh, cosa aveva fatto! Cosa non aveva fatto! Con febbrile apprensione cominciò a cercare tra le lettere davanti a lei. Quale di esse aveva così spietatamente, così crudelmente eliminato dalla sua esistenza? Dio voglia, non la prima, proprio quella prima scritta prima che avessero imparato o osato dirsi "Ti amo". No, no; eccolo lì, abbastanza al sicuro. Rise di piacere e se lo portò alle labbra. Ma se mancasse quell'altro, preziosissimo e imprudente! in cui ogni parola di passione incontrollata si era fatta strada nel suo cervello da tempo; e che la agitava ancora oggi, come aveva fatto cento volte prima quando ci pensava. Lo schiacciò tra i palmi quando lo trovò. Lo baciò ancora e ancora. Con i suoi denti bianchi e affilati strappò l'angolo più lontano della lettera, dove era scritto il nome; morse il frammento strappato e lo assaggiò tra le labbra e sulla lingua come un boccone donato da Dio.Quale sconfinata gratitudine provò per non averli distrutti tutti! Quanto desolati e vuoti sarebbero stati i suoi giorni rimanenti senza di loro; con solo i suoi pensieri, pensieri illusori che non poteva tenere tra le mani e premere, come faceva con questi, sulle sue guance e sul suo cuore.Quest'uomo aveva trasformato l'acqua nelle sue vene in vino, il cui sapore aveva portato il delirio a entrambi. Era tutto uno e passato ormai, fatta eccezione per queste lettere che teneva strette tra le braccia. Rimase a respirare dolcemente e contenta, con la guancia agitata appoggiata su di esse.Stava pensando; pensando a un modo per conservarle senza possibili danni finali a quell'altro che avrebbero pugnalato più crudelmente delle lame affilate dei coltelli.Alla fine trovò la strada. Era un modo che all'inizio la spaventava e la sconcertava, ma ci era arrivata per deduzione, troppo sicura per ammettere dubbi. Intendeva, naturalmente, distruggerle lei stessa prima che giungesse la fine. Ma come e quando arriva la fine? Chi può dirlo? Si sarebbe messa in guardia contro la possibilità di incidenti lasciandole in custodia proprio a colui che, più di tutti, avrebbe dovuto essere risparmiato dalla conoscenza del loro contenuto.Si riscosse dallo stupore dei pensieri e raccolse di nuovo le lettere sparse, legandole di nuovo con lo spago resistente. Avvolse il fascio compatto in uno spesso foglio di carta bianca lucida. Poi scrisse con l'inchiostro sul retro, in caratteri grandi e decisi:"Lascio questo pacco alle cure di mio marito. Con assoluta fiducia nella sua lealtà e nel suo...

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