エピソード

  • 810- Papa Francesco, J. D. Vance e l’Ordo amoris
    2025/02/16
    Nelle ultime settimane c’è stata una discussione che ha visto coinvolti da una parte il vice-presidente americano James David Vance e dall’altra papa Francesco. E’ accaduto che in un’intervista all’emittente americana Fox, Vance, volendo giustificare la politica di Trump sull'immigrazione, ha ricordato il cosiddetto Ordo amoris , la gerarchia della carità, per cui l’amore per il vicino precede quello per il lontano. Papa Francesco ha replicato il 10 febbraio, in una lettera ai vescovi degli Stati Uniti d’America, ribadendo il primato dell’amore ai migranti e ai rifugiati “Il vero ordo amoris che occorre promuovere – ha detto il Papa - è quello che scopriamo meditando costantemente la parabola del “Buon Samaritano” (cfr. Lc 10, 25-37), ovvero meditando sull’amore che costruisce una fratellanza aperta a tutti, senza eccezioni”.Senza entrare nel dibattito tra il Papa e il vice-presidente americano, vorrei a limitarmi a ricordare qual è l’insegnamento di san Tommaso d’Aquino sull’ordine dell’amore, al quale dedica un’ampia parte della Summa Theologiae, la questione 26 della Secunda-Secundae. La carità, spiega il Dottore angelico è una virtù teologale infusa da Dio nella volontà per cui amiamo Dio per sé stesso sopra tutte le cose e noi e il prossimo per amor di Dio. Possiamo definirla anche un’amicizia tra Dio e l’uomo. Come ogni amicizia essa importa una vicendevole benevolenza, fondata sulla comunicazione dei beni.
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  • 809 - Le foibe: un genocidio comunista
    2025/02/09
    Le foibe: un genocidio comunista Il 10 febbraio di ogni anno si commemorano le vittime dei massacri delle foibe e dell'esodo della popolazione della Venezia Giulia e della Dalmazia. La “Giornata del ricordo”, istituita con la legge 30 marzo 2004 n. 92, ha infatti stabilito questa data per "conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell'esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale”.Le foibe nel loro significato geografico sono delle voragini, strette e profonde, che si aprono nei territori dell’Istria, della Dalmazia e del Friuli Venezia-Giulia, Ma sotto l’aspetto storico, la parola foibe indica le efferate violenze compiute in queste regioni dai partigiani comunisti jugoslavi, tra l’autunno del 1943 e il 1947, ben dopo la conclusione della guerra. Migliaia di italiani vennero “infoibati” ovvero gettati in queste orrende cavità, dopo essere stati assassinati, ma spesso ancora vivi, morendo tra atroci sofferenze.Questo assassinio di massa faceva parte del progetto politico di Josip Brosz Tito, segretario generale del Partito Comunista di Jugoslavia, che, con l’aiuto della Russia sovietica, a partire dal 1941, si mise alla testa di un Esercito popolare di Liberazione contro le forze di occupazione italo-tedesche. Il maresciallo Tito fu poi capo della Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia dal 1945 fino alla sua morte nel 1980. Il piano di Tito prevedeva l’annessione della Venezia-Giulia e di altre terre allora italiane alla nuova Jugoslavia comunista, come in parte avvenne. Per raggiungere l’obiettivo era necessario eliminare fisicamente ogni possibile oppositore, indipendentemente dalle sue complicità con i tedeschi e il passato regime fascista. Si trattava soprattutto di distruggere la vecchia classe dirigente, come avveniva in tutti i paesi in cui il comunismo prendeva il potere. Furono prese di mira dunque anche personalità di orientamento moderato e antifascista, compresi alcuni cattolici e liberali che militavano nel Comitato di Liberazione Nazionale (CNL). Tutti coloro che venivano ritenuti contrari al progetto di espansione slavo-comunista venivano trucidati o avviati nei campi di concentramento.Gli storici stimano che oltre 10 mila persone furono gettate vive o morte nelle foibe, tra l’8 settembre 1943 e il 10 febbraio 1947, giorno della firma dei Trattati di Pace di Parigi, che assegnavano alla Jugoslavia, i territori, già italiani dell’Istria, del Quarnaro, della città di Zara con la sua provincia e della maggior parte della Venezia Giulia. L'occupazione jugoslava fu causa non solo del fenomeno delle foibe, ma anche di massicce deportazioni nei campi di concentramento jugoslavi e dell’esodo di circa 300mila giuliani, istriani, fiumani e dalmati. Il massacro ebbe inizio in Istria dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943. Nel momento in cui l’esercito italiano si sbandò, i partigiani di Tito, avviarono il terrore, con arresti, uccisioni, infoibamenti di italiani. Il 16 settembre fu arrestato dalle milizie comuniste il parroco di Villa di Rovigno Angelo Tarticchio. Dopo averlo torturato, i partigiani lo trascinarono presso Baksoti (Lindaro), dove assieme a 43 prigionieri, legati con filo spinato, venne ucciso con una raffica di mitragliatrice e gettato in una cava di bauxite. Quando un mese più tardi il corpo fu riesumato dai Vigili del Fuoco di Pola, lo si trovò nudo, con una corona di spine conficcata sulla testa e i genitali tagliati e conficcati nella bocca. Pochi giorni dopo, il 25 settembre, venne catturata a Visinada, insieme ad altri membri della sua famiglia, Norma Cossetto, una giovane ventitreenne. Dopo essere stata sottoposta a brutali sevizie da parte dei suoi carcerieri, nella notte tra il 4 e il 5 ottobre 1943, la giovane fu gettata viva, legata a altre vittime, nella foiba di Villa Surani. In Istria, nell’antico castello Montecuccoli di Pisino, era insediato un feroce tribunale rivoluzionario. I condannati venivano legati con filo di ferro spinato e trasportati sull’orlo delle foibe dove erano uccisi a colpi di mitra e di fucile. In molte occasioni, prima dell’esecuzione, i prigionieri erano obbligati a spogliarsi completamente in modo da cancellare ogni possibile traccia della loro identità.La seconda ondata di infoibamenti avvenne nel 1945, quando l’esercito di Tito invase la Venezia Giulia, giungendo a Trieste prima delle forze Alleate. Simbolo di queste stragi è la cosiddetta "Foiba di Basovizza", un pozzo minerario che, nel maggio 1945, divenne un luogo di esecuzioni sommarie per prigionieri, militari, poliziotti e civili, arrestati dai partigiani comunisti. A Basovizza arrivavano gli autocarri della morte con il loro carico di disgraziati. Questi, con le mani straziate dal filo di ferro e spesso avvinti fra loro a catena, venivano sospinti a gruppi verso l'orlo ...
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  • 808 San Biagio vescovo e martire
    2025/02/02
    La prima festa che la Chiesa celebra, dopo la Purificazione della Beata Vergine e la presentazione al Tempio di Gesù, è quella del vescovo e martire san Biagio. Il suo nome è ricordato dalla liturgia il 3 febbraio, giorno in cui è tradizione benedire la gola dei fedeli con due candele incrociateSan Biagio è stato un vescovo armeno vissuto tra il III e il IV secolo d.C. Originario di Sebaste, (attuale Sivas, Turchia), studiò la filosofia e la medicina. Nell’esercizio di quest’ultima disciplina dimostrò una grande competenza e amore del prossimo, per cui alla morte del vescovo di Sebaste, fu chiamato a succedergli a voce di popolo, divenendo così medico delle anime e dei corpi. Dopo la firma dell’editto di Milano del 313, che concedeva la libertà di culto ai cristiani, l’imperatore Costantino assegnò a suo cognato Licinio, autorità sulle regioni orientali dell’impero.
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  • 807 - La battaglia delle idee di san Francesco di Sales
    2025/01/26
    Nel mese di gennaio si celebra la festa liturgica di san Francesco di Sales, ma ricorre anche un altro anniversario, la sua proclamazione a patrono dei giornalisti e degli scrittori cattolici, avvenuta il 26 gennaio 1923. Francesco di Sales nacque il 21 agosto 1567 nel ducato di Savoia. Studiò a Parigi e quindi a Padova. Ordinato sacerdote nel 1593 e consacrato Vescovo di Ginevra 1'8 dicembre 1602, morì il 28 dicembre del 1622 a Lione, all’età di 52 anni.
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  • 806 La miracolosa conversione dell’ebreo Ratisbonne
    2025/01/19
    Tutti conoscono i santuari mariani di Loreto e Pompei e, a Roma, le grandi basiliche, ma non tutti sanno che nel cuore della città eterna esiste una piccola basilica parrocchiale, Sant’Andrea delle Fratte, conosciuta anche con il nome di Santuario della Madonna del Miracolo. Qui, infatti, il 20 gennaio del 1842 la Madonna apparve all’ebreo Alfonso Ratisbonne e lo convertì istantaneamente. Una lapide posta in uno dei pilastri della cappella dell’apparizione, così ricorda l’avvenimento: “Il 20 gennaio 1842, Alfonso Ratisbonne, venne qui ebreo indurito. La Vergine gli apparve come tu la vedi. Cadde ebreo si rialzò cristiano. Straniero: porta con te questo prezioso ricordo della misericordia di Dio e del potere della SS. Vergine”.
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  • 805 - La “sottile linea rossa”
    2025/01/13
    Della Guerra di Crimea e del suo contesto storico
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  • 804 - Il mistero del destino di Roma
    2025/01/05
    Nel primo Giubileo della Chiesa, indetto nell’anno 1300 da Bonifacio VIII, il Papa attraverso la promulgazione della prima grande indulgenza plenaria, volle esprimere la plenitudo potestatis della Chiesa e la fede del mondo cristiano nell’unico Vicario di Cristo. Il Giubileo del 2025 indetto da papa Francesco è un’occasione per rinnovare questa fede, ricordando la missione di Roma, città giubilare per eccellenza, perché ospita la sede del Pastore universale della Chiesa. Per questo il destino di Roma è il destino della Chiesa, Vogliamo ricordare questa verità con le parole del cardinale Eugenio Pacelli, futuro Papa Pio XII, in una conferenza che tenne su Il sacro destino di Roma, il 22 febbraio 1936 alla Sala Borromini, nella Chiesa nuova. Ascoltiamolo:
    “Roma è una parola di mistero, come un mistero è il destino di Roma, città eterna, non tanto per i secoli che vanta del passato, come per quelli c
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  • 803 - Il Giubileo, mons. Fisichella e “La Tenda di Gionata”
    2024/12/29
    Il 24 dicembre, con l’apertura della Porta santa di San Pietro, Papa Francesco ha inaugurato il Giubileo 2025. Il Papa ha attraversato la soglia della Porta per entrare nella Basilica, mentre risuonavano le parole del Vangelo di Giovanni, “Io sono la Porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato”, e poi quelle del Salmo 118, “È questa la porta del Signore, per essa entrano i giusti”. Dietro di lui una processione con i cardinali, vescovi, sacerdoti e alcune famiglie rappresentanti dei cinque continenti. Il 26 dicembre il Papa ha aperto, per la prima volta in un Giubileo ordinario, una Porta santa nel carcere romano di Rebibbia e il 29 dicembre quella della Basilica di San Giovanni in Laterano, cattedrale di Roma. Contemporaneamente l’anno giubilare è stato aperto da tutti i vescovi del mondo.La tradizione vuole che ogni Giubileo venga proclamato tramite la pubblicazione di una bolla papale d’Indiz
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