• Roma, 1943-2012 - Trailer

  • 2024/08/10
  • 再生時間: 10 分
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Roma, 1943-2012 - Trailer

  • サマリー

  • Ogni due mesi c’è Altre Indagini: altre storie di Stefano Nazzi per le persone abbonate al Post. Per ascoltare Altre Indagini, abbonati al Post. Il 6 maggio 1994 l’emittente televisiva americana Abc mandò in onda un’intervista a un cittadino tedesco che, negli anni della Seconda Guerra Mondiale, era stato a Roma capitano della Gestapo, la polizia delle SS. Quell’uomo si chiamava Erich Priebke, viveva in Argentina dal 1948, a San Carlos de Bariloche, ai piedi delle Ande. L’intervista fu ripresa dai telegiornali italiani: un procuratore militare, Antonino Intelisano, richiamò dagli archivi il fascicolo che riguardava quell’ex ufficiale nazista scoprendo che su di lui pendeva un mandato d’arresto per l’uccisione, il 24 marzo 1944, di 335 cittadini italiani, assassinati nelle cave di pozzolana, conosciute come Fosse Ardeatine. Dopo una difficile controversia con la giustizia argentina, Priebke fu estradato in Italia. Seguì un processo davanti al tribunale militare in cui si discusse a lungo attorno alla frase “Ho solo eseguito gli ordini” con cui Priebke, come prima di lui avevano fatto altri ex criminali di guerra nazisti, cercò di giustificare le proprie azioni. Ma nel dibattito che accompagnò quel processo ci fu anche il tentativo di addossare la colpa di ciò che avvenne alle fosse ardeatine ai partigiani che il giorno prima aveva attaccato una colonna di SS del battaglione Bozen in servizio nel centro di Roma. Furono riproposte narrazioni false attorno a quegli avvenimenti. In quel processo si parlò di interrogatori e torture avvenute nella sede delle SS a Roma, in via Tasso, di legittimità delle rappresaglie in tempo di guerra, di catene di comando. Priebke affermò in dichiarazioni e interviste che i campi di sterminio non fossero mai esistiti e che i 335 uomini uccisi alle Fosse Ardeatine fossero in larga parte “terroristi”. I processi si conclusero, dopo lunghe e controverse vicende, con la condanna all’ergastolo di Priebke. L’ex capitano della gestapo morì a Roma nel 2012. È sepolto in un luogo segreto in una tomba senza nome. Learn more about your ad choices. Visit megaphone.fm/adchoices
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あらすじ・解説

Ogni due mesi c’è Altre Indagini: altre storie di Stefano Nazzi per le persone abbonate al Post. Per ascoltare Altre Indagini, abbonati al Post. Il 6 maggio 1994 l’emittente televisiva americana Abc mandò in onda un’intervista a un cittadino tedesco che, negli anni della Seconda Guerra Mondiale, era stato a Roma capitano della Gestapo, la polizia delle SS. Quell’uomo si chiamava Erich Priebke, viveva in Argentina dal 1948, a San Carlos de Bariloche, ai piedi delle Ande. L’intervista fu ripresa dai telegiornali italiani: un procuratore militare, Antonino Intelisano, richiamò dagli archivi il fascicolo che riguardava quell’ex ufficiale nazista scoprendo che su di lui pendeva un mandato d’arresto per l’uccisione, il 24 marzo 1944, di 335 cittadini italiani, assassinati nelle cave di pozzolana, conosciute come Fosse Ardeatine. Dopo una difficile controversia con la giustizia argentina, Priebke fu estradato in Italia. Seguì un processo davanti al tribunale militare in cui si discusse a lungo attorno alla frase “Ho solo eseguito gli ordini” con cui Priebke, come prima di lui avevano fatto altri ex criminali di guerra nazisti, cercò di giustificare le proprie azioni. Ma nel dibattito che accompagnò quel processo ci fu anche il tentativo di addossare la colpa di ciò che avvenne alle fosse ardeatine ai partigiani che il giorno prima aveva attaccato una colonna di SS del battaglione Bozen in servizio nel centro di Roma. Furono riproposte narrazioni false attorno a quegli avvenimenti. In quel processo si parlò di interrogatori e torture avvenute nella sede delle SS a Roma, in via Tasso, di legittimità delle rappresaglie in tempo di guerra, di catene di comando. Priebke affermò in dichiarazioni e interviste che i campi di sterminio non fossero mai esistiti e che i 335 uomini uccisi alle Fosse Ardeatine fossero in larga parte “terroristi”. I processi si conclusero, dopo lunghe e controverse vicende, con la condanna all’ergastolo di Priebke. L’ex capitano della gestapo morì a Roma nel 2012. È sepolto in un luogo segreto in una tomba senza nome. Learn more about your ad choices. Visit megaphone.fm/adchoices

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